Verso la 47° settimana sociale dei cattolici

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La famiglia, speranza e futuro per la società italiana: dal 12 al 15 settembre la Chiesa italiana riunita a Torino si interrogherà su questo tema tanto attuale quanto caro ad ogni compagine sociale, ecclesiale e non.

È imprescindibile, allora, partire da alcune definizioni del Magistero: il matrimonio è «intima comunità di vita e di amore coniugale» (Gaudium et spes, 48) e la famiglia «quale principio e fondamento della società umana» (Apostolicam actuositatem, 11) è  “piccola chiesa” a fondamento della Chiesa stessa (Lumen Gentium, 11).

Avendo ben chiari questi termini come si pone la Chiesa nei confronti di una società, spesso, precaria, oltre che economicamente, innanzitutto, proprio, negli affetti? Il concetto stesso di famiglia è da un punto di vista sociologico difficilmente definibile e questo perché ad essere mutato è il modello stesso di famiglia che non è più unico ed assoluto ma frammentato in diverse realtà che partendo da altri legami affettivi diversi da quelli sanciti dal matrimonio generano modelli non più unifamiliari.

Oggi è diminuita la propensione al matrimonio inteso quale fondamento della famiglia; è aumentata l’età media in cui ci si sposa, il divorzio non è più un tabù,  aumentano le famiglie monoparentali e le famiglie ricostituite e dunque l’attenzione si sposta dalla famiglia alle famiglie diversamente intese rispetto al modello classico, che pure abitano e sono coinvolte nelle comunità ecclesiali e parrocchiali.

È certo questo un nodo cruciale da sciogliere: la forte presenza di famiglie che non rispondono più alla visione cristiana sono in aumento e spesso sono quelle più bisognose e desiderose di aiuto, sostegno e comprensione anche da parte dei contesti ecclesiali. L’educazione di tante giovanissime generazioni passa spesso attraverso percorsi catechistici e realtà associative, che diventano i contesti privilegiati per sfogare difficoltà e sofferenze legate a separazioni, divorzi e altre situazioni delicate. Il contatto e la relazione non sono mai semplicemente con il bambino o con l’adolescente ma necessariamente e immancabilmente, direi, doverosamente, con le famiglie di appartenenza.

Non è certo la dicitura genitore 1 e genitore 2, a risolvere i problemi, i nomi raccontano qualcosa, definiscono dei ruoli, determinano degli affetti che non possono essere anonimi o riconsiderati in base a delle gerarchie. Chi sarebbe il primo o il secondo tra i genitori e perché? Ne va di mezzo la complessità del concetto stesso di genitorialità.

L’integrazione, poi, tra famiglie è il terreno su cui si giocano necessarie politiche multiculturali di sostegno al percorso di conformazione di una società sempre più globale.

Per non parlare di altri modelli di famiglia che si prospettano: non ultimi quelli che rivendicano le coppie omosessuali, con le questioni quanto mai attuali di genere e di sesso che si vanno sempre di più affermando nell’opinione pubblica.

Il tema è, dunque, alquanto complesso perché fondato sulla complessità della nostra attuale società.

Soprattutto tenendo conto del fatto che è la famiglia il luogo primo e privilegiato di educazione e formazione delle generazioni che seguiranno e pertanto, in questo senso, sono da considerarsi speranza e risorsa. In ogni caso il sostegno a queste realtà non è opinabile, come non lo è la funzione di socializzazione che la famiglia compie e che in un senso antropologico, tutto da riaffermare, si traduce in reciprocità, mutualità, relazionalità nell’amore. In questo senso si rende ulteriormente necessaria la riflessione sulla qualità della relazione di coppia, della relazione tra genitori, sulla presenza di nuovi modelli di coppia che esulano dal concetto classico di matrimonio.

Politica, bioetica, economia, welfare, convergono nel punto di riferimento di ogni società che è la famiglia aldilà di ogni definizione o, a questo punto, possibilità di definizione. Lo sforzo sarà allora quello di declinare il termine da un punto di vista educativo, lavorativo, fiscale, assistenziale, di integrazione, di vita civica e di custodia intesa come tutela del creato e solidarietà intergenerazionale, per cercare di andare incontro alla famiglia nel suo insostituibile ruolo di cellula della società, riaffermando il valore immutato del matrimonio tra uomo e donna.

Una bella sfida per la Chiesa italiana tutta da accogliere  !